La calma è contagiosa: come si trasmette la regolazione emotiva nelle relazioni
- Diana Piga
- 2 lug
- Tempo di lettura: 3 min

“Non c’è regolazione emotiva senza relazione.”
Ci sono momenti in cui nessuna spiegazione è sufficiente, nessuna parola riesce a contenere l’ondata emotiva. È in questi momenti che il corpo di chi ci sta accanto diventa l’unica ancora: una voce calma, uno sguardo stabile, una presenza silenziosa ma viva.
Secondo la Polyvagal Theory, la regolazione emotiva non è solo una funzione mentale, ma un processo neurofisiologico profondo che attraversa i corpi. È un gesto relazionale, un flusso invisibile che passa da un sistema nervoso all’altro. E può cambiare completamente il modo in cui viviamo il contatto, il conflitto, il legame.
In questo articolo esploriamo come si trasmette la calma: prima ai bambini, poi a sé stessi, infine agli altri adulti.
Il corpo come radar: la teoria polivagale in parole semplici
La Polyvagal Theory, sviluppata dal neurofisiologo Stephen Porges, ha rivoluzionato il nostro modo di comprendere la regolazione emotiva. Alla base di tutto c’è un concetto chiave: il nostro sistema nervoso autonomo scansiona costantemente l’ambiente alla ricerca di segnali di sicurezza o pericolo, attraverso un processo chiamato neurocezione.
Questa scansione non è conscia. Il corpo decide prima della mente: “Posso rilassarmi o devo difendermi?”
La risposta dipende da tre possibili circuiti, attivi in ordine gerarchico:
🟢 Stato ventrale vagale: calma, connessione, apertura. È la base biologica per parlare, giocare, relazionarsi.
🟡 Stato simpatico: attivazione, difesa. Prepara all’attacco o alla fuga.
🔴 Stato dorsale vagale: spegnimento, immobilità, dissociazione. È il riflesso arcaico di chi si ritira perché non vede via d’uscita.
Ogni giorno ci muoviamo attraverso questi tre stati, anche in modo sottile. Il modo in cui regoliamo queste transizioni determina il nostro benessere emotivo e relazionale.
Come si trasmette la calma a un bambino?
Un bambino piccolo non sa calmarsi da solo. Il suo sistema nervoso ha bisogno di un altro essere umano regolato che gli faccia da guida. Questo processo si chiama co-regolazione ed è una funzione evolutiva fondamentale.
Durante un momento di crisi, il bambino ha bisogno di:
una voce calma, musicale e ritmica;
uno sguardo empatico ma non invadente;
movimenti lenti e coerenti, che diano prevedibilità;
una presenza non giudicante, che non fugge né reagisce.
Attraverso questi segnali, il corpo del bambino riceve un messaggio implicito: “Puoi rilassarti. Qui sei al sicuro.”
La neurocezione registra la sicurezza prima ancora che ci siano parole, e questo abbassa l’arousal, riattiva il sistema vagale ventrale e ripristina l’accesso alla relazione.
“Il corpo di un adulto regolato è il rifugio neurofisiologico del bambino disregolato.”
Comportarsi come se si fosse calmi aiuta davvero a calmarsi
Prima di poter essere contenitori per gli altri, dobbiamo essere contenitori per noi stessi. Ma cosa accade quando dentro sentiamo caos, agitazione, tensione?
La Polyvagal Theory offre un’intuizione chiave:
👉 Agire come se fossimo calmi può aiutare realmente a diventarlo.
Il nostro sistema nervoso non si regola solo tramite pensieri o convinzioni, ma attraverso il feedback che riceve dal corpo stesso. Quando iniziamo a respirare lentamente, a parlare con tono morbido, a rilassare la mimica del volto, mandiamo un segnale interno potente: “È possibile tornare alla calma.”
Non è finzione. È una rieducazione somatica.
Alcuni strumenti pratici:
Respiro ritmico: espirazioni più lunghe dell’inspirazione
Tono vocale dolce: parlare lentamente regola anche te, non solo chi ti ascolta
Movimento fluido e controllato: segnala al sistema che non sei in pericolo
Sorriso leggero e consapevole: attiva la muscolatura associata al vago ventrale
Questa auto-co-regolazione diventa un ponte tra i nostri stati interni e la nostra presenza nel mondo.
La co-regolazione tra adulti: affrontare il conflitto senza disconnessione
Non è solo con i bambini che la co-regolazione avviene. Anche nelle relazioni adulte – partner, amici, colleghi – siamo sistemi nervosi che si sintonizzano.
Quando l’altro è attivato, agitato o ritirato, il nostro modo di restare presenti può fare la differenza.
In caso di conflitto, non si tratta di “restare calmi” per evitare la discussione, ma di usare la regolazione per poter affrontare davvero ciò che c’è da affrontare. Un sistema nervoso attivato non può ascoltare, spiegarsi né riflettere con lucidità.
“La calma non serve per smettere di discutere, ma per potersi finalmente ascoltare.”
Alcune strategie utili:
Respirare prima di rispondere
Modulare la voce, anche in presenza di rabbia
Restare nel corpo, riconoscendo i segnali di allerta
Non scappare dal confronto, ma neanche affrettarlo
Quando uno dei due resta in contatto con sé stesso, anche l’altro può sentirsi meno minacciato. Non si tratta di essere freddi o distaccati, ma di mantenere l’accesso alla relazione mentre si attraversa un conflitto.
Conclusione – Essere portatori di sicurezza
La calma è una risorsa collettiva, non un esercizio solitario.
In un mondo che accelera, giudica e frammenta, riappropriarci del ritmo della regolazione è un gesto rivoluzionario.
Non perché eliminerà il dolore, il conflitto o la fatica, ma perché ci permetterà di restare presenti mentre li attraversiamo.
Comments