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Abbiamo tre cervelli: l’asse intestino – cuore – cervello

  • Immagine del redattore: Diana Piga
    Diana Piga
  • 8 ago
  • Tempo di lettura: 3 min

Un viaggio neuropsicologico nel sistema corpo–mente: dalle viscere all’intuizione affettiva fino al pensiero consapevole

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Introduzione



Pensiamo, sentiamo, decidiamo. Ma dove avviene tutto questo? Per secoli la risposta è stata semplice: nella testa. Oggi, neuroscienze e psicologia mostrano un panorama più complesso e affascinante: non abbiamo un solo cervello, ma almeno tre centri neurali interconnessi, che cooperano per dar forma a ogni emozione, comportamento e stato mentale.


Questo articolo esplora l’asse intestino–cuore–cervello, rivelando come la psiche sia distribuita nel corpo e come questa visione possa arricchire il lavoro clinico e la comprensione di sé.



1. Il cervello cranico: la mente consapevole



Il cervello, composto da circa 86 miliardi di neuroni, è la centrale dell’elaborazione cosciente. Coordina il pensiero logico, la memoria, la pianificazione e l’elaborazione sensoriale.

Ma il cervello non lavora in isolamento: riceve input costanti dal corpo, in particolare dal cuore e dall’intestino, che influenzano il nostro modo di pensare senza che ce ne accorgiamo.


Dal punto di vista psicologico, il cervello è il luogo dove le emozioni diventano pensieri e dove decidiamo come agire o reagire, anche in base ai segnali viscerali o affettivi che riceviamo.



2. Il cervello del cuore: la coerenza emotiva



Il cuore possiede un sistema nervoso intrinseco formato da circa 40.000 neuroni. Questo “piccolo cervello” cardiaco elabora informazioni autonomamente e comunica costantemente con il cervello cranico, soprattutto tramite il nervo vago.


Le ricerche sull’HRV (variabilità della frequenza cardiaca) mostrano che uno stato di “coerenza cardiaca” — un ritmo cardiaco regolare e armonico — è correlato a una maggiore stabilità emotiva, chiarezza mentale e resilienza allo stress.


In ambito clinico, questa consapevolezza apre le porte a interventi psicocorporei (come biofeedback, mindfulness o tecniche di respirazione), che migliorano la regolazione affettiva non solo con le parole, ma anche con il respiro e il ritmo del cuore.



3. Il cervello dell’intestino: l’intelligenza viscerale



Il sistema nervoso enterico, localizzato lungo l’intero apparato digerente, è composto da circa 500 milioni di neuroni. È in grado di funzionare in autonomia dal cervello centrale e produce neurotrasmettitori fondamentali, come serotonina e dopamina.


Disturbi dell’equilibrio intestinale sono associati a condizioni come ansia, depressione, stanchezza cronica e difficoltà di concentrazione.

L’intestino non è solo sede della digestione, ma anche termometro delle nostre emozioni profonde, spesso quelle più primitive, preverbali, radicate nella sopravvivenza.


In terapia, ascoltare la “voce dell’intestino” significa imparare a riconoscere segnali somatici, come nausea, blocchi o fame nervosa, come messaggi psichici da integrare, non da zittire.



4. L’asse intestino–cuore–cervello: un network psicocorporeo



Questi tre cervelli si inviano milioni di segnali reciproci ogni giorno, soprattutto attraverso:


  • il nervo vago (che collega intestino e cuore al cervello),

  • il sistema immunitario e ormonale,

  • e il sistema nervoso autonomo.



Un’infiammazione intestinale può alterare il tono dell’umore.

Una disritmia cardiaca può aumentare la reattività emotiva.

Un pensiero ricorrente può alterare la digestione o il battito.


La psicologia integrata riconosce che i disturbi emotivi sono anche esperienze corporee.



5. Implicazioni terapeutiche: perché conta



  • Ansia e intestino: molti pazienti con ansia cronica soffrono di disturbi digestivi. Lavorare solo sul pensiero può non bastare.

  • Depressione e HRV: stati depressivi sono spesso associati a bassa variabilità cardiaca. Integrare tecniche che aumentino la coerenza cardiaca può migliorare i risultati.

  • Traumi e soma: nei traumi complessi, il corpo “ricorda” ciò che la mente rimuove. Terapie bottom-up (corporee) sono spesso necessarie.



Conclusione



Abbiamo più di un cervello.

E questo non è solo un dato neuroscientifico, ma una chiamata a ripensare la psicologia come scienza del corpo che sente, pensa, digerisce, pulsa e respira.


La psiche non è un’astrazione nella testa. È un campo vivo, distribuito, incarnato.

Imparare ad ascoltare le nostre viscere, il nostro cuore e i nostri pensieri è il primo passo per un vero benessere integrato.

 
 
 

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