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Anche i poli tradiscono

  • Immagine del redattore: Diana Piga
    Diana Piga
  • 4 nov
  • Tempo di lettura: 3 min

La realtà emotiva del tradimento nei legami aperti


Aprire la coppia non elimina la possibilità del tradimento.

Chi tradisce rompe un patto, qualunque esso sia: monogamico, aperto o polirelazionale.

Ogni legame si fonda su accordi espliciti e impliciti, e quando uno di questi viene violato, la fiducia si incrina.

La fedeltà non riguarda il numero dei partner, ma la coerenza con ciò che si promette.

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Nei legami aperti o poliamorosi si tende a credere che la libertà renda il tradimento impossibile, ma la realtà affettiva è più complessa.

Anche quando la coppia è consapevole e trasparente, restano limiti, regole, confini emotivi. Tradire significa oltrepassarli.





Cos’è il tradimento nei legami poli


Tradire in un contesto aperto può assumere forme sottili.

Si tradisce quando si dice “è solo sesso” mentre dentro si sta già creando un legame emotivo.

Si tradisce quando si avvia una relazione parallela senza comunicarla, o quando si coinvolge qualcuno che era escluso dagli accordi.

Si tradisce quando si compie da soli ciò che si era deciso di condividere, o quando si superano limiti sessuali o affettivi che erano stati concordati insieme.


Il tradimento non riguarda solo chi tocchi, ma cosa violi.

Ogni relazione, anche la più libera, ha un perimetro emotivo.

Romperlo significa violare un patto di fiducia, non necessariamente di esclusività, ma di sincerità.





Perché succede


Dietro un tradimento c’è quasi sempre una tensione interna:


1. Si vuole restare, ma manca la forza di dire che qualcosa non funziona.



2. Si prova rabbia, frustrazione o senso di esclusione, e si cerca fuori una compensazione.



3. Si sente il bisogno di rompere le regole per sentirsi di nuovo liberi, padroni di sé.



4. Si ha un bisogno che non si riesce a esprimere, e allora lo si vive di nascosto.




Tradire diventa una scorciatoia per ottenere ciò che manca: attenzione, stimolo, libertà, riconoscimento.

Ma è una libertà che dura poco, perché si fonda sul silenzio.




Cosa provoca il tradimento


Chi subisce un tradimento si sente escluso, ignorato, svalutato.

Si vive la sensazione di essere lasciati fuori da una storia che continua senza di sé.

La mente cerca spiegazioni, il corpo reagisce come a una ferita fisica: confusione, rabbia, dolore.

Chi tradisce, però, soffre in modo diverso.

Va contro ciò che aveva promesso, si sente diviso, fuori posto, in colpa.

L’atto di rompere un patto non libera: spesso lascia frammentati entrambi.

L’uno si sente non scelto, l’altro si scopre incoerente.


Tradire non è sempre un segno di disamore, ma è sempre una forma di rottura con la verità.

E la verità, nelle relazioni, è l’unico spazio in cui si può davvero respirare.





Se ti ci sei ritrovatə


Chi tradisce non è per forza una persona “cattiva” o senza valori.

Spesso è qualcuno che non riesce più a restare come prima, ma non trova un modo diverso di farlo sapere.

In quel momento il tradimento diventa un linguaggio: dice che qualcosa non funziona, che un confine interno è stato oltrepassato.


Fermarsi e chiedersi “cosa non sta funzionando?” può diventare un punto di svolta.

Tradire a volte nasce dal bisogno di confronto: non per distruggere, ma per risvegliare.

Quando si riconosce questo bisogno, si apre la possibilità di scegliere: parlare, cambiare, ricostruire o chiudere.


Riprendersi da un tradimento, per chi lo ha fatto o subito, significa guardare in faccia la verità: cosa cercavo, cosa ho perso, cosa voglio davvero adesso?


Ogni risposta è un passo verso una forma di amore più consapevole — dentro o fuori quel legame.

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