Fantasie sessuali e inconscio
- Diana Piga
- 17 giu
- Tempo di lettura: 3 min

Una lettura psicodinamica tra trauma e trasformazione
Le fantasie sessuali sono molto più che semplici pensieri eccitanti. Spesso, dietro i desideri che ci sorprendono o ci sembrano “strani”, si nasconde una storia emotiva più profonda. La psicologia psicodinamica ci aiuta a capire come queste immagini interiori parlino dell’inconscio, della nostra infanzia e, a volte, perfino del dolore non elaborato.
Quando il trauma si erotizza
Capita che situazioni vissute come traumatiche – ad esempio il sentirsi impotenti, trascurati, o dominati – vengano “rimescolate” nella mente fino a diventare parte delle nostre fantasie erotiche. Questo processo si chiama erotizzazione del trauma: il nostro inconscio trasforma ciò che abbiamo subito in qualcosa che possiamo, finalmente, controllare o rivivere da una posizione diversa.
Secondo autori come Robert Stoller e Sergio Benvenuto, il desiderio può nascere proprio dalla ferita: la fantasia diventa una forma creativa con cui la mente cerca di elaborare, ripetere o trasformare ciò che ha segnato. In questo senso, l’erotismo non è mai solo gioco: è anche linguaggio.
Come si formano le fantasie?
Oltre ai traumi, anche le esperienze più semplici dell’infanzia possono lasciare un “imprinting erotico”: ad esempio, se qualcosa ci ha colpito in un momento in cui stavamo sperimentando per la prima volta eccitazione o vicinanza, quel qualcosa può diventare, nel tempo, un oggetto di desiderio. È il caso di certi feticismi, che non hanno nulla di patologico, ma si radicano in piccole associazioni precoci tra emozioni, immagini e contatto.
A volte, l’inconscio associa il sentirsi piccoli, vulnerabili, puniti o accuditi a uno stimolo erotico. Non perché ci piaccia soffrire, ma perché in quella rappresentazione mentale troviamo un senso di padronanza, o almeno un modo per affrontare emozioni difficili.
Difese e simboli: il linguaggio segreto delle fantasie
Non ci eccita davvero l’oggetto in sé, ma ciò che rappresenta nella nostra storia emotiva. Le fantasie sessuali funzionano spesso come una messinscena inconscia in cui possiamo esprimere i nostri timori più profondi o proteggerci da ciò che ci fa più paura.
In alcuni casi, il desiderio prende la forma di ciò che temiamo: l’abbandono, la sottomissione, il giudizio. È come se la mente, mettendo in scena queste paure in modo controllato, trovasse un modo per renderle meno minacciose.
In altri casi, le fantasie diventano un rifugio: ci mettono al riparo dalla vergogna, dalla colpa, o da emozioni che nella vita quotidiana non sappiamo come affrontare. Ognuno costruisce il proprio scenario di sicurezza mentale — e ciò che può sembrare estremo o insolito all’esterno, a livello simbolico, può rappresentare proprio il contrario: una ricerca di equilibrio, di senso, di tregua emotiva.
Come spiega il terapeuta Michael Bader, molte fantasie sono veri e propri meccanismi di difesa.
Il nostro desiderio, insomma, non è sempre lineare: è spesso simbolico. E le fantasie sono come un sogno lucido in cui recitiamo la parte che non abbiamo mai potuto giocare da svegli.
In conclusione
Le fantasie erotiche non vanno giudicate, ma ascoltate. Possono essere strade che conducono al cuore delle nostre ferite, o semplicemente specchi della nostra creatività più intima. Non tutto ciò che immaginiamo deve diventare reale, ma ciò che immaginiamo può dirci molto di chi siamo stati – e di chi possiamo diventare.
Bibliografia
Bader, M. J. (2003). Arousal: The Secret Logic of Sexual Fantasies. Thomas Dunne Books.
McDougall, J. (1995). The Many Faces of Eros: A Psychoanalytic Exploration of Human Sexuality. Free Association Books.
Freud, S. (1905). Tre saggi sulla teoria sessuale. Opere. Bollati Boringhieri.
Person, E. S. (1985). Sexuality as the Mainstay of Identity: Psychoanalytic Perspectives. The Journal of the American Psychoanalytic Association, 33(2).
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