⛓️💥Perché ci eccita ciò che ci ha ferito? Il padroneggiamento erotico del trauma
- Diana Piga
- 18 lug
- Tempo di lettura: 3 min

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Perché a volte ci eccitiamo in fantasie o situazioni che sembrano dolorose?
È una domanda che molti si fanno, spesso con un certo disagio.
Cosa succede quando il desiderio sessuale si attiva proprio nei pressi di ricordi scomodi, scene umilianti o esperienze che un tempo ci hanno fatto male?
La risposta non è patologica.
Ha a che fare con il modo in cui l’inconscio cerca padronanza: un tentativo psichico profondo di riappropriarsi di qualcosa che in passato ha lasciato impotenza e disorientamento.
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Coazione a ripetere: tornare sul luogo del trauma
Sigmund Freud definiva questo meccanismo “coazione a ripetere”:
una tendenza inconscia a ricreare, sotto nuove forme, situazioni che sono state traumatiche, con l’obiettivo (non sempre riuscito) di controllarle, capirle, integrarle.
Nel contesto erotico, questa ripetizione può diventare una fantasia ricorrente, oppure una ricerca concreta di esperienze che richiamano dinamiche antiche:
sottomissione,
abbandono,
esclusione,
umiliazione,
controllo.
Non perché si voglia soffrire. Ma perché, in certi casi, il desiderio si è strutturato proprio attorno a quella ferita.
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Erotismo come padronanza simbolica
Quando il corpo si eccita in situazioni che ricordano traumi, sta attivando una forma arcaica di linguaggio inconscio.
Non si tratta di voler tornare nel dolore, ma di volerci entrare da un’altra porta.
✨ Il piacere non cancella la ferita, ma può ridefinirla.
Se ieri sei stata/o passiva/o e impotente, oggi puoi scegliere, contrattare, guidare, dire sì o no.
L’erotismo consapevole diventa così uno spazio mentale e corporeo dove riscrivere la scena.
Una scena in cui si mantiene il contenuto emotivo originario, ma si modifica la struttura relazionale e il senso finale.
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Il corpo come teatro trasformativo
Il corpo non mente.
In molte persone, il desiderio si organizza come una sorta di palcoscenico psichico dove si possono evocare, rappresentare e rielaborare simbolicamente le scene traumatiche originarie.
Attraverso:
l’uso del ruolo (dominante/sottomesso, controllante/controllato),
la costruzione di uno spazio delimitato e consensuale,
la possibilità di interrompere o modificare lo scenario in ogni momento,
…si crea una condizione molto diversa dal trauma reale:
👉 questa volta, tu ci sei volontariamente. Hai il controllo. E puoi decidere come va a finire.
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Non è desiderio di soffrire: è desiderio di potere psichico
Uno dei fraintendimenti più diffusi è pensare che chi mette in scena questi scenari erotici voglia soffrire.
❌ Falso.
✅ La realtà clinica è che si desidera attraversare quella zona interiore con potere e padronanza.
Il dolore, se c’è, è dosato, scelto, simbolico.
L’obiettivo non è ferirsi, ma riabitare uno spazio che un tempo è stato abitato da altri.
Nel momento in cui la scena è scelta, condivisa e contenuta, l’eccitazione non nasce dalla sofferenza, ma dalla centralità psichica raggiunta.
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Quando è trasformativo e quando non lo è
Non tutte le ripetizioni erotiche del trauma sono evolutive.
🔹 Se lo scenario è costruito con consapevolezza, comunicazione, e confini chiari, allora può avere una funzione trasformativa.
🔹 Se invece è compulsivo, caotico, privo di alleanza e contenimento, può riattivare la ferita senza elaborarla.
Alcuni segnali utili per distinguere:
dopo l’esperienza, mi sento più intera/o o più confusa/o?
sento di aver deciso io oppure di aver “subìto” la scena?
riesco a parlarne senza vergogna, o provo senso di colpa?
👉 Quando l’esperienza erotica è davvero una scelta condivisa e centrata, può generare integrazione psichica e potere personale.
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Conclusione
Il trauma non si dimentica.
Ma può essere riscoperto, riscritto, riassegnato.
L’erotismo, se vissuto con intelligenza e rispetto, può diventare uno spazio in cui il corpo racconta ciò che la mente da sola non riesce a dire.
E in quel racconto — forse per la prima volta — sei tu a decidere la fine della scena.
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