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Quando Eros diventa Thanatos: come il desiderio si trasforma in distruzione nelle relazioni erotiche

  • Immagine del redattore: Diana Piga
    Diana Piga
  • 20 apr
  • Tempo di lettura: 4 min


Due pulsioni in eterno conflitto: Eros e Thanatos


Nel 1920, Sigmund Freud introduce nel suo saggio Al di là del principio di piacere un concetto che rimane centrale nella comprensione profonda della psiche umana: l’esistenza di due pulsioni fondamentali, Eros e Thanatos.

Eros è la forza che tende alla vita: unisce, costruisce legami, genera. È la pulsione che spinge verso l’amore, la sessualità, la creazione e la continuità dell’esistenza.

Thanatos, al contrario, è la pulsione di morte: agisce per disgregare, dissolvere, riportare l’organismo allo stato inorganico. Non si manifesta solo come desiderio di fine, ma anche come aggressività, distruttività e autodistruzione.

Freud non le descrive come forze opposte in senso morale. Non si tratta di bene contro male, ma di due energie archetipiche che convivono e si intrecciano in ogni individuo. In molte dinamiche erotiche, queste pulsioni non si escludono, ma coesistono. Ogni slancio verso l’altro, ogni atto di desiderio, comporta anche una potenziale perdita di confini, un rischio di smarrimento dell’identità. L’unione erotica può contenere, paradossalmente, anche un impulso all’annientamento del sé.


Le fantasie erotiche: linguaggio simbolico dell’inconscio


Le fantasie erotiche non sono sintomi da curare, né confessioni da giudicare. Non sono prove di devianza o segnali di colpa. Sono, piuttosto, immagini interiori che parlano il linguaggio simbolico del desiderio. In psicoanalisi, come nella psicologia del profondo, la fantasia è considerata una via d’accesso alla verità dell’inconscio.

Dentro le fantasie si esprime ciò che non sempre riusciamo a dire o vivere nella realtà. Non raccontano cosa vogliamo fare, ma chi siamo nel territorio dell’eros, là dove cadono le maschere, dove il controllo si allenta, dove l’identità sociale cede il passo a qualcosa di più primitivo e autentico.

“Chi siamo nell’eros, quando nessuno ci guarda?” È questa la domanda chiave. Le fantasie rispondono non con logica, ma con simboli. Non dicono la verità dei fatti, ma quella delle emozioni, dei desideri, delle ferite.

Per esempio una persona può immaginare di essere dominata o umiliata, non perché desideri subire realmente violenza, ma perché il simbolo dell’umiliazione racchiude un’emozione più complessa: la liberazione dal controllo, la resa, o forse la riconnessione con una parte dimenticata di sé.

Trattare queste immagini come patologie significa perdere l’occasione di ascoltare il loro significato profondo. Le fantasie non sono il problema: sono un messaggio da interpretare!


Quando l’erotismo si fa ombra: segnali del Thanatos erotico non integrato


Nella pratica clinica, non è raro incontrare fantasie o comportamenti erotici in cui l’energia del desiderio sembra veicolare non la vita, ma la distruzione. È qui che Thanatos si manifesta non come forza consapevole, ma come ombra che si insinua nell’eros, distorcendolo.

Si possono osservare diversi segnali ricorrenti:

  • Fantasie di annientamento, umiliazione, svuotamento emotivo o corporeo.

  • Attrazione sistematica verso partner svalutanti, freddi, talvolta apertamente abusanti.

  • Eccitazione legata non all’intimità, ma alla distanza, al rifiuto, al disprezzo.

  • Sessualità usata come anestesia emotiva o come forma di autopunizione.

In questi casi, il piacere non connette, ma separa. Il corpo non è veicolo di relazione, ma strumento per allontanarsi da sé. Il contatto fisico, anziché generare calore, diventa un atto che svuota, che dissolve l’identità. La relazione erotica si trasforma così in un teatro della frammentazione, dove l’altro non è più un complice, ma un detonatore.

Queste dinamiche non vanno lette con moralismo, ma comprese nel loro contesto psichico profondo spesso derivante da un vissuto traumatico.

Riconoscere la presenza del Thanatos erotico non integrato non significa censurarlo, ma aprire uno spazio per comprenderlo. Perché solo ciò che viene portato alla coscienza può essere trasformato.


Il cuore del problema: dissociazione, non fantasia


Non è la fantasia erotica “oscura” il vero problema. Le fantasie, anche le più estreme, sono parte naturale della vita psichica. Diventano critiche solo quando smettono di essere espressioni simboliche e diventano strumenti di disconnessione da sé e dall’altro.

Il nodo clinico e relazionale è la dissociazione: quando l’esperienza erotica viene usata non per esplorare, ma per anestetizzare. Non per entrare in contatto, ma per fuggire dalla vulnerabilità.

In questi casi:

  • Il corpo partecipa, ma senza verità emotiva.

  • Il piacere non apre, ma chiude. È uno scudo, non un ponte.

  • L’altro non è più un soggetto, ma un oggetto funzionale al proprio vuoto.

Qui Thanatos non è semplicemente presente, ma agisce in modo dissociato: si traveste da libertà, ma è una libertà falsa, che si fonda sull’annullamento dell’identità – propria o altrui.

Questa forma di erotismo, pur mantenendo una superficie di intensità o trasgressione, è in realtà povera di presenza autentica. È un erotismo che separa invece di unire, che spegne invece di accendere. Non c'è peccato in ciò, ma una ferita non riconosciuta.


Ma esiste un’altra via: l’integrazione erotica consapevole


Il lavoro psicosessuologico non giudica né reprime le fantasie. Le accoglie, le esplora, le decodifica. Le riconosce come parte dell’identità e le trasforma in un linguaggio relazionale condiviso, capace di generare intimità autentica.

In una relazione matura e consapevole, anche le fantasie più estreme possono diventare:

  • Uno spazio di intimità profonda e non ordinaria.

  • Un canale per esplorare parti nascoste della propria identità.

  • Un rito simbolico in cui corpo e psiche si incontrano, integrando ombra e luce.

Un gioco di sottomissione, se vissuto con consapevolezza, non è annientamento. Una fantasia di distruzione, se condivisa e rispettata, può diventare un gesto d’amore profondo e trasformativo.

La differenza la fanno la presenza, la consapevolezza, il desiderio reciproco, un linguaggio chiaro e condiviso. Lì dove c’è ascolto, rispetto e comunicazione, anche le pulsioni più complesse possono essere integrate in modo sano.

L’Eros non muore nel buio. Ci abita. Non va purificato, ma integrato. Non esiste una sessualità “giusta” o “normale”: esiste una sessualità congruente, incarnata, libera.

Il Thanatos erotico non è un nemico da combattere. È un invito a lasciare il controllo e ad attraversare l’ignoto. Perché a volte, proprio nella morte simbolica del Sé, può nascere una forma di amore radicale, più vera, più intera, più consapevole.

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